ASSOCIAZIONI

 Associazione "Amici di San Camillo"

ASSOCIAZIONE "AMICI DI SAN CAMILLO"

 

         Inizialmente gli Amici di San Camillo sono sorti per aiutare in Ospedale gli ammalati soli, spesso indigenti, cercando d'interpretare la spiritualità camilliana: avvicinarsi cioè all'ammalato riconoscendo in esso il volto di Cristo sofferente che ci sta chiedendo aiuto, seguendolo, come ci lasciò detto il nostro Santo, "come una madre assiste il suo unico figlio malato".

         Nel 1992 alcuni volontari dell'allora “Gruppo Amici di San Camillo”, rendendosi conto della drammatica situazione di parenti di malati venuti da lontano e indigenti, costretti a dormire su una sedia in Ospedale, si attivarono per far fronte almeno alle situazioni di emergenza segnalate dalla Associazione CILLA, dai Padri Camilliani, da medici e caposala. Una ventina di famiglie si resero così gradualmente disponibili ad accogliere per la notte tali persone nella loro casa.

         Perché ci rendessimo conto dell'importanza di un buon coordinamento, grande rilievo ha avuto la situazione di Filomena, quarantenne pugliese in attesa di trapianto di fegato, con tre figli (la più piccola di sette anni) e il marito muratore spesso disoccupato, impossibilitati a venirla a trovare data la loro indigenza. Un gruppo di volontarie ha preso così a cuore i suoi problemi, che si  è creata una catena di generose presenze di "amiche" che l'hanno seguita per tutto il decorso della lunga e sofferta malattia (conclusasi purtroppo in modo infausto), consentendole spesso di rivedere marito e figli, ospitati presso qualche famiglia.

         Non riuscendo però a coprire le richieste sempre più pressanti e numerose, in attesa e in previsione della costruzione della Casa d'Accoglienza di Via Verci da parte della Parrocchia San Camillo, i primi volontari "Amici di San Camillo" hanno sentito la necessità di costituirsi in un’associazione che è stata riconosciuta da parte della Regione come Associazione ONLUS, cioè con fine "non lucrativo", e di gestire una loro Casa d'Accoglienza, una villetta in Via Forcellini presa in affitto, con 10 posti letto. Qui sono state ospitate in seguito persone con situazioni di disagio a volte incredibili, storie che si sono fissate nei ricordi di ogni volontario che ha partecipato con grande generosità a questo particolare tipo di volontariato sicuramente nuovo per lui.

         Nel 1997, grazie all'interessamento dell'Azienda Ospedaliera e alla disponibilità dei Frati Minori Conventuali della Basilica di Sant’Antonio che hanno dato un appartamento in comodato in Piazza del Santo, si è potuto allargare l'aiuto, prestato da altre 12 persone.

         Finalmente si è aperta la tanto attesa e bellissima Casa d'Accoglienza “S. Camillo” di Via Verci e tutti i volontari dell' Associazione "Amici di San Camillo" operanti nella Casa di Via Forcellini hanno trasferito qui il loro servizio e la loro esperienza, fornendo anche un aiuto economico e una parte del materiale necessario.

         Ben presto però si è preso atto che la Casa di Via Verci non era sufficiente e così l' Associazione ha continuato l’attività nella Casa di Via Forcellini. Chiaramente il numero dei volontari e delle persone che si sono sensibilizzate a tali problemi è aumentato anche se i volontari non bastano mai per coprire al meglio tutte le necessità. Rimane tuttora insoluto il problema del malato solo, senza nessuno, dimesso dall'Ospedale convalescente, bisognoso di essere almeno in parte accudito per il periodo che ancora deve trascorrere a Padova per ulteriori visite di controllo. Pur con tutta la disponibilità, i volontari non possono far fronte a tali situazioni e ne sono particolarmente dispiaciuti, perché il loro impegno è proprio rivolto verso i più poveri e soli.

         Sempre si è però toccata con mano la presenza della Provvidenza che, anche nei modi più impensati, ha sciolto e chiarito situazioni che sembravano umanamente insolubili. Tanti volontari possono testimoniare che molte persone sono arrivate nelle Case quando ormai non sapevano dove “sbattere la testa” (anche perché non tutti conoscono i servizi offerti in Ospedale per contattare le Case d'Accoglienza) e come esse attribuiscano alla preghiera, all'aiuto divino, la soluzione trovata ai loro problemi.

         In molti di noi volontari è vivo il ricordo della signora di Firenze con il bimbo di pochi mesi che doveva subire un delicato intervento al cuore e che, rimasta parecchi giorni col marito in albergo, aveva esaurito ogni risorsa finanziaria. Questo il suo racconto: ”Disperata, ho pregato intensamente chiedendo alla Madonna una soluzione. Dopo di che sono uscita dall'albergo, mi sono recata in Ospedale. Ho incontrato un Padre Camilliano al quale ho esposto il mio problema ed egli mi ha dato le indicazioni per contattare la Casa di Via Forcellini e così, grazie all'aiuto divino e vostro, non ho più questa preoccupazione”. Questa signora è rimasta per parecchi giorni, l'operazione del bimbo si è conclusa bene ed è poi ritornata, come tanti altri, per brevi periodi di controllo.

         Si è sempre osservato come il dolore condiviso venga in parte alleviato. Gli ospiti delle Case si aiutano e si incoraggiano a vicenda, stabiliscono amicizie che durano poi anche nel tempo, ed in modo particolare nel momento drammatico della morte del malato, fatto che purtroppo ogni tanto avviene. In questi casi ospiti e volontari si stringono attorno alla persona colpita dal lutto, avvenuto spesso dopo giorni e giorni di permanenza al capezzale del proprio caro, dopo notti insonni e speranze sfumate così tragicamente. Il conforto delle persone amiche, della preghiera comune e della presenza del Parroco di San Camillo o del suo sostituto, che sempre si rendono disponibili a benedire la salma in Obitorio, rimane indelebile nel ricordo e nel cuore di queste persone che, anche a distanza di tempo, mandano lettere di ringraziamento per l'aiuto ricevuto in tali momenti.

         Ciò ripaga abbondantemente di ogni sacrificio che i volontari sostengono e li incoraggia a continuare con zelo e determinazione. Spesso, dopo essere venuti a contatto con persone molto più provate di loro, essi sostengono di aver ridimensionato i loro problemi familiari e personali.

 

         Per l’Associazione “Amici di San Camillo”

         Loretta Cremonini